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Uno dei più bei convegni degli ultimi anni. Sono queste le parole di Luigi Gatti del Cepam, organizzatore dell’annuale appuntamento con il “Moscato d’Asti nuovo in festa” che si è svolto a S. Stefano Belbo nel giorno dell’Immacolata. Certamente una edizione da record, partecipata da un pubblico che ha riempito il salone del centro sociale, con un dibattito importante e costruttivo allestito insieme alle diverse parti del comparto Moscato. Del resto, l’interesse ad acquisire notizie aggiornate era nell’aria: il calo delle vendite dell’Asti allerta i principali protagonisti della nostra economia, i contadini, che sono infatti intervenuti numerosi. Il sindaco Luigino Icardi attraverso il suo saluto è subito chiaro: la presenza di un pubblico così numeroso soddisfa le intenzioni dell’evento ma segnala anche la preoccupazione che interessa soprattutto la redditività dei nostri agricoltori ed è questa una occasione per affrontare problemi che riguardano anche la frammentazione agricola, il dissesto e l’impoverimento dei nostri preziosi sorì. Silvio Chionetti, vicedirettore della CIA Cuneo ha aperto una parentesi relativa ai diritti di impianto dei vigneti, anche questo un argomento all’ordine del giorno. Da questo fine anno scadrà infatti l’attuale regolamento in vigore dal 1983 e si procederà poi con autorizzazioni nella gestione dei diritti, che non si potranno più spostare come avviene oggi ma che rimarranno comunque nel portafoglio delle aziende. E’ prevista anche l’apertura alla riserva nazionale dei diritti che sarà gestita da Regione Piemonte e Consorzio: a loro il compito di regolamentare ed equilibrare le ripartizioni nei modi che possano soddisfare gli operatori senza creare sofferenze al territorio. L’enologo Lorenzo Tablino ha posto nuovamente l’attenzione sul valore storico dei sorì, citando la bella operazione della cantina sociale di Cossano Belbo, uscita con due prodotti che richiamano proprio le “vigne buone” dei sorì stimolando una preziosa opera di valorizzazione che richiama la grande qualità prodotta sulle nostre colline.
Il tema principale della giornata era però “Il Moscato verso gli 80 quintali ad ettaro” affrontato subito da Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, che ha rivendicato la posizione tenuta in questi anni dalla sua associazione: già lo scorso anno c’erano avvisaglie della crisi e noi abbiamo dichiarato, anche con un documento presentato in Regione, che la resa ideale era 100 quintali/ettaro, opponendoci anche all’applicazione del blocage/deblocage (poi non applicato ndr.). Basterebbe sempre seguire il disciplinare che indica 100 ql/ha per non trovarci in pericolose situazioni di mercato. Nel quadro presentato poi da Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio di Tutela, si evince che il consumo dello spumante nel mondo è in ascesa ma sono calate invece le vendite del nostro Asti. Ed il calo è ovunque, in particolare in Russia e in Germania, dove si sono anche aggiunti nuovi spumanti a basso prezzo sul mercato. In vent’anni, dice Bosticco, l’Asti è mai andato sotto i 60 milioni di bottiglie: questo è il primo anno. Nel 2014 erano 62 milioni di pezzi e oggi siamo a 10 milioni in meno, la previsione di fine anno sarà di 30 milioni di bottiglie per il Moscato tappo raso e 52-53 per l’Asti. Con questi numeri, nel 2016 bisognerebbe ridurre la resa a 90 quintali per ettaro. Per Satragno però i conti non tornano: non si contemplano le scorte e per diminuirle l’anno prossimo potrebbe essere necessaria una resa addirittura a 70 ql/ha.
Nel frattempo il consorzio si sta impegnando a convincere le grandi industrie a investire sul prodotto e sta lavorando per cambiare lo Statuto per renderlo più equilibrato nei confronti della parte agricola e delle istituzioni. Tra gli interventi del pubblico, immancabile quello di Giovanni Bosco: con lui si torna a parlare del Moscato d’Asti Spumante e Bosticco stavolta raccoglie l’invito annunciando la costituzione di una commissione di dieci persone delle diverse parti incaricata di valutare la fattibilità di tale progetto. All’interno delle discussioni è infine anche emersa la volontà di impegnare risorse per valorizzare il Moscato d’Asti e di sviluppare iniziative sui sorì attraverso i bandi del Piano di Sviluppo Rurale. Si è spiegato che il mercato italiano dell’Asti è fermo perché le “grandi marche” non hanno più investito in promozione ed infine sì è fatto accenno all’ultimo capitolo della vicenda Zonin che dovrebbe compiersi il prossimo 15 dicembre dopo l’Appello in Cassazione presentato dall’azienda. In settimana invece è prevista in Regione una riunione della Commissione Paritetica che discuterà proprio della situazione di mercato dell’Asti.