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In Piemonte le uve Moscato si producono in una vasta zona che insiste sulle province di Cuneo, Asti e Alessandria: queste ultime due in fase di possibile accorpamento in una sola area astigiana/alessandrina. Qui si parla di Moscato da tempi remoti: sono del XIV secolo le prime indicazioni su questa produzione viticola e nel raggio di tempo giunto ai giorni nostri la realtà agricola ed economica di questo comparto ha conosciuto una evoluzione straordinaria.
Da Canelli e suoi dintorni il tempo ha allargato e delineato l’area di produzione che si è definita ufficialmente nel 1932 con l’istituzione di un disciplinare. E’ iniziata così la grande e più recente storia di questo vitigno, il Moscato bianco di Canelli, parallelamente alla importante trasformazione in vino nelle cantine, alla nascita del Moscato Champagne, al progresso tecnologico nelle lavorazioni enologiche e alla necessaria impostazione delle regole da parte del Consorzio di Tutela.
Nei cinquantadue Comuni disseminati su un’area di circa diecimila ettari, oggi gli uomini conducono quasi cinquemila imprese agricole che offrono ad ogni vendemmia oltre un milione di quintali di uve meravigliose. Famiglie contadine che coltivano terre diverse: colline morbide o ripide, dolci declivi o versanti proibitivi e affascinanti che testimoniano la storia e la fatica e rappresentano fonti di grande qualità produttiva.
Questa terra lasciata dal mare milioni di anni fa ha una fragranza speciale ed è sposa di un clima che educa ai gusti il Moscato bianco ad una altitudine compresa tra i 150 e i 650 metri. Le zolle concedono profumi e sapori dai caratteri unici a splendidi vini ormai ricercati in tutto il mondo, figli di meravigliosi vigneti candidati a diventare Patrimonio dell'Umanità.