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IMU agricola

A fine novembre dello scorso anno il Governo aveva approvato un decreto con il quale si stabilivano, anche in forma retroattiva per il 2014, nuovi criteri di calcolo in base all’altitudine del Municipio. In sostanza, i Comuni sopra i 601 metri di quota erano totalmente esenti. In quelli tra i 600 e i 281 metri non pagavano i coltivatori diretti e gli imprenditori professionali del settore, mentre gli altri proprietari di terreni erano tenuti a versare quanto dovuto. Sotto i 280 metri l’imposta era a carico di tutti. Attraverso le nuove norme venivano drasticamente tagliati gli Enti locali con i terreni esentati in modo totale: in Italia 1578, contro i 3524 precedenti. La scadenza della tassa prevista per il 16 dicembre era stata prorogata al 26 gennaio, un primo tampone per sopperire ai tempi troppo ravvicinati di pagamento. Ma, oltre all’applicazione di un parametro come quello dell’altitudine considerato da tutti non equo, con il provvedimento i Comuni si vedevano tagliare dallo Stato quei soldi che, secondo il decreto, avrebbero dovuto incassare in più. Ponendoli in una situazione di grande difficoltà perché sarebbero state risorse già inserite nei bilanci preventivi del 2014 e, quindi, già spese, senza conoscere la reale entità delle nuove entrate. In un mese e mezzo il Ministero dell’Economia ha ricevuto tantissimi inviti a cambiare la normativa da parte dei Comuni, attraverso la loro Associazione Anci, poi dall’Unione nazionale Comunità Enti Montani Uncem, da molti parlamentari e dallo stesso dicastero delle Politiche Agricole. Inoltre, alcune Anci regionali avevano fatto ricorso al Tar del Lazio che, a dicembre, si era pronunciato per la sospensiva del provvedimento, chiedendo al Governo di rivedere i criteri di calcolo. Poi, però, nella seduta del 21 gennaio non l’ha confermata, rendendo il tutto, a cinque giorni dal pagamento dell’Imu, completamente incerto e confuso. Per l’esecutivo di Renzi era perciò diventato indispensabile intervenire. Il Consiglio dei Ministri di venerdì 23 gennaio ha assunto la decisione definitiva. Stabilendo, attraverso un nuovo decreto, che, per il 2014 e il 2015, l’Imu viene conteggiata non più con il parametro altimetrico della sede del Municipio, come indicato a fine novembre dello scorso anno, ma attraverso i “vecchi” e classici parametri Istat della legge 991 del 1952. In sostanza, il calcolo torna come prima: nei Comuni considerati montani (ora 3546 in Italia) non pagano la tassa tutti i proprietari di terreni (imprenditori agricoli e non) e in quelle definiti parzialmente montani (adesso 655) vengono esentati dal versamento tutti i terreni di proprietà o concessi in affitto a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. In quelli di pianura devono pagare tutti. Inoltre, sempre lo stesso decreto ha previsto, per chi non rientra nei criteri di esenzione, il posticipo del pagamento al 10 febbraio, dando così il tempo necessario per consentire il conteggio. Infine, i quasi 100 milioni di minor gettito per i Comuni verranno coperti dallo Stato che li trasferirà nuovamente agli stessi Enti locali per compensare la diminuzione delle entrate.